Ciao a tutti! Nuova tappa per questo splendido blogtour dedicato a Il respiro del Fiume di Carlo Vicenzi.
Oggi vi porto l'intervista all'autore e un video presentazione del libro!
Link al video: https://youtu.be/bit4RhbGcP4
Intervista:
Quali sono state le maggiori difficoltà nella stesura del romanzo Il Respiro del Fiume?
Vediamo un poco... difficoltà vere e proprie direi di no. O meglio, non sono stati vero e propri ostacoli, quanto “dubbi” semmai. Devo sottolineare che non è il genere che sono abituato a scrivere. Preferisco sempre storie di avventure, mostri, tenebre e pericolo, quindi a volte avevo paura di esulare dai canoni e dagli archetipi di questo tipo di storie. Poi a un certo punto mi sono detto “Basta farsi problemi”. Credo che il punto fosse che stavo cercando di scrivere una “Bella Storia d’amore” e non una “Bella Storia che contenesse una storia d’amore”. Ha senso quello che dico? Perché certe volte ce l’ha solo nella mia testa.
In ogni caso, ho deciso che la parte amorosa non sarebbe stata l’obiettivo della narrazione, ma uno strumento per qualcos’altro, qualcosa che mi è caro e di cui mi sono accorto di voler parlare: come i rapporti con gli altri ci cambino e ci trasformino.
Cosa ti ha spinto a scrivere un romanzo diverso da quelli che hai scritto in passato?
È un po’ imbarazzante, ma è stata una scommessa. Stavo discutendo con altri autori del tempo di preparazione che serve prima ancora di passare alla stesura vera e propria di un romanzo. Per i generi che prediligo infatti passo diversi giorni, forse anche settimane, a preparare il mondo, le particolarità e cose come magia o tecnologia che danno a una storia l’appellativo di “Fantasy” o “Sf”. Per quanto riguarda una storia di questo genere, ho detto nella discussione, mi sarebbe servito molto meno tempo, così mi hanno sfidato a strutturare un romanzo rosa, per vedere quanto ci avessi impiegato.
Una volta che avevo messo giù trama, ambiente e personaggi mi sono detto che tanto valeva mettersi a scriverlo sul serio, anche solo come esercizio per vedere se ero in grado di creare qualcosa di diverso.
Perché hai scelto di ambientare la storia proprio a Finale Emilia?
Perché volevo rendere vivo l’ambiente in cui si svolgeva la storia, avevo il terrore che risultasse piatto come una scenografia di cartone. Quindi mi son detto che avevo bisogno di un posto che conoscevo bene, di cui conosco le dinamiche e i particolari, anche quelli che non si percepiscono a colpo d’occhio. La scelta è quindi ricaduta su Finale. Il secondo motivo è che mi piace poter dimostrare che una storia non ha bisogno di un luogo celebre per essere interessante o divertente. Avrei potuto usare una grande città straniera e
chiamare i miei personaggi “Meredith, Jake, Malcom e Jason” ma credo che ci possano essere anche bei racconti che si svolgono dietro casa nostra, nei paeselli che nessuno prende mai in considerazione.
Hai preso ispirazione da qualcuno per i personaggi? Quanto hanno di te?
Di me i due protagonisti hanno moltissimo, soprattutto le insicurezze e le disavventure. Diciamo che sia Zoe che Enea hanno ereditato una buona fetta delle mie disgrazie e mi hanno aiutato a esorcizzarle. In un certo senso Il Respiro del Fiume è stato un viaggio tanto mio quanto loro.
Per quanto riguarda gli altri personaggi... sono tutti ispirati a veri abitanti di Finale Emilia e dintorni, così come i luoghi e i locali. Certo, sono un po’ “romanzati” per così dire, ma hanno involontariamente prestato il viso e personalità. In molti casi non ho nemmeno cambiato i nomi. Spero non me ne vogliano se qualcuno fa la parte del cattivo.
Perché hai deciso di far suonare proprio uno strumento come il violoncello al tuo protagonista maschile?
Ho scelto il violoncello perché ha un suono antico, caldo, basso e vibrante che pensavo si abbinasse molto bene alla personalità di Enea. Poi c’è anche da dire che volevo evitare strumenti banali come chitarre o violini, che erano le prime cose che mi sono balzate alla mente. Devo dire anche che l’ispirazione mi è venuta ripensando a un vecchio amico di mia Moglie, che era un violoncellista che suonava alla Scala di Milano. Era un ragazzo fuori di testa che a volte si metteva a suonare per le vie di Parma facendo finta di essere un busker squattrinato. L’idea per Enea viene principalmente da lui.
Hai riportato dettagli del terremoto che ha devastato l'Emilia, quanto sei stato coinvolto in questo evento?
L’epicentro è stato proprio a pochi chilometri da Finale Emilia e ricordo molto bene quella notte. Sono stato fortunato perché la mia casa non ha subito danni ingenti, ma la paura ci ha fatto dormire in macchina per settimane, mentre la terra continuava a sussultare ogni giorno. Vedere monumenti e costruzioni storiche rase al suolo è stata una bella botta al morale: torri vecchie di secoli abbattute in quel modo... anche oggi che ci passo davanti ogni giorno, vedere quei monconi fa venire un nodo allo stomaco.
Come riassumeresti i punti chiave del tuo romanzo in poche parole?
È la storia di come le persone giuste possano essere ciò che ci fa reagire e che ci darà la forza di uscire dai posti più oscuri in cui siamo finiti. Uscire e rincorrere i propri sogni.
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