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Immagine del redattoreIl Sogno di Merlino

Blogtour Il respiro del fiume - Estratti e cards


Ciao a tutti!

Per questa tappa vi lascio alcuni estratti e cards del romanzo! Buona lettura!


Estratti:

È amore se si è felici per una persona anche se la sua felicità non ci coinvolge, o

almeno così mi hanno detto una volta. Non so che nome dare al sentimento che

provai quel giorno, a vederlo all'imbocco di una strada che lo avrebbe portato dove

avrebbe voluto, ma lontano da me. Perché non avrei voluto che la imboccasse. Non

avrei voluto vederlo salire su quell'utilitari e partire.

Ero abbastanza egoista da soffrire nel vederlo andare via, ma non abbastanza

da chiedergli di restare. E così l’avrei perso per sempre.

Chi l’ha detto che la virtù sta nel mezzo?


In un palcoscenico fatto di fango e sabbia bagnata, circondato da una

scenografia di foglie giovani, c’era un ragazzo dai capelli corvini, trattenuti da quello

che aveva tutta l’aria di essere un cerchietto. Stava seduto su un ceppo e le sue

braccia avvolgevano un violoncello, la mano destra che faceva scorrere l’archetto in

movimenti sicuri e precisi, rapidi o lenti, tracciando la melodia. La mano sinistra

danzava rapida sulla tastiera in un modo tale da confondere gli occhi ed estasiare le

mie orecchie.

Questa musica è incredibile e triste, come un sogno di nostalgia.

Quelle parole si formarono nella mia mente in maniera spontanea, come se

rappresentassero l’unico modo per descrivere ciò che sentivo. Mi avvicinai,

cercando di fare meno rumore possibile. Quella melodia aveva qualcosa di irreale,

come gli ultimi brandelli di un sogno meraviglioso subito dopo il risveglio.

Mi avvicinai ancora, senza mai distogliere lo sguardo dal musicista. I suoi occhi

erano persi nel vuoto o forse nella corrente del fiume. Non battevo nemmeno le

palpebre, tanta era la paura che, se avessi distolto lo sguardo, anche solo per un

istante, quella scena fatata sarebbe svanita.

Chi sei, e perché la tua musica è così triste?


Sonia fermò la Smart al centro del parcheggio ghiaiato e suonò il clacson due

volte. Salii in quella macchinina che non faceva nulla per far morire d’invidia il mio

macinino.

«Neanche i più cafoni oggi strombazzano per far scendere una ragazza» le dissi

allacciandomi la cintura. All’interno dell’abitacolo c’era odore di vaniglia, ma non

c’era nessun deodorante: proveniva dall’enorme massa di ricci della conducente. Si

era risistemata il cespuglio, che alla fine di ogni turno al ristorante sembrava

perdere un po’ di vigore e volume. In quel momento lo vidi ergersi in tutta la sua gloria, tanto che per poco non occupava anche il mio posto sul sedile della Smart.

«Non hai idea di quello che possono fare i tuoi ‘più cafoni’. Una volta, a Capo

Verde, un ragazzo per farmi uscire mi ha lanciato un ratto dentro la finestra del

residence.»

«Se non altro sarai uscita molto in fretta.»

«Ci puoi giurare. Avevo messo la matita a un occhio solo e mi sono sbavata

tutto il rossetto da un lato. Sembravo il Joker. Ma lui non ha riso e non mi ha preso

in giro» sospirò, lo sguardo perso. «Jorge, che uomo dolce.»

«Sarebbe dolce uno che scaglia roditori in giro?»

«Mi conosceva così bene…»

«Allora? Dove mi porti?» chiesi, temendo la risposta. «Ti avviso che lo stress

della giornata mi ha praticamente mangiata viva.»

«Perfetto» disse lei.

Ingranò la marcia, voltò quella scatoletta e partì a razzo lungo il viale alberato.


Cards:





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